Supercoppa, domani alle 18 Pordenone-Juve Stabia: Bruno Pizzul “Bravo Pordenone. La serie C è una storia di passioni spesso non valorizzate”.
24 Maggio 2019
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La voce storica che ha accompagnato milioni di italiani in tanti anni di telecronache calcistiche è pacata ma entusiasta: Bruno Pizzul, ex telecronista Rai, è un friulano Doc, nato a Udine 81 anni fa, che ama la sua terra e il calcio in qualunque sua forma. E’ molto contento del momento storico che sta vivendo il Pordenone ma non manca di fare i complimenti anche Virtus Entella e Juve Stabia, le altre splendide protagoniste della cavalcata che ha portato alla promozione in serie B. Domani pomeriggio alle 18 allo stadio Bottecchia va in scena l’ultimo atto della Supercoppa tra Pordenone e Juve Stabia. E’ la partita che decreterà chi vincerà il trofeo tra le tre contendenti: Pizzul non ci sarà ma seguirà con affetto l’evolversi della partita.
“Il Pordenone ha compiuto qualcosa di straordinario, davvero. Nonostante tutte le difficoltà ha centrato un grande obiettivo con la conquista della serie B. Anche la Juve Stabia è una squadra con una tradizione importante e l’Entella un club solido. Brave a tutte e tre. Mi spiace non poter essere allo stadio”.
Pizzul ha un rammarico: “Il campionato di serie C non è messo in evidenza come dovrebbe dai media. E’ un campionato coinvolgente e dovrebbe essere trattato con maggior riguardo, perché ci sono molte realtà belle, innumerevoli storie appassionanti. Io ne ho seguite tante: penso alla Triestina, al Pro Gorizia, al Monfalcone… un patrimonio da valorizzare, non da trascurare. La C mi ha sempre appassionato”.
Per il giovane Pizzul la famiglia è stata molto importante nella sua vita: per la mamma lo studio era fondamentale, anche se lui giocava a calcio. Ha un messaggio per i ragazzini che cominciano a giocare?
“Si, lasciateli divertire. Fategli vivere la gioia di toccare il pallone, facendo sfogare la passione e basta, ci sono troppe pressioni troppo presto. Il calcio giovanile ha un’alta percentuale di rinunce: molti non se la sentono di affrontare tutti i sacrifici già da piccoli. Si abusa anche della preparazione fisica. I bambini invece devono vivere il pallone come un divertimento, perché giocare a calcio è una cosa bellissima”.