Lucio e Raimi, dalla stessa parte del campo giocando per l’integrazione
13 Giugno 2023
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Lucio e Raimi, un pugliese e un nigeriano, un difensore e un centrocampista, che si incontrano in campo davanti a un pallone. Sono due giocatori della squadra creata dal Monopoli per Integration League, due storie di vita che hanno in comune solo una passione, quella per lo sport più conosciuto e seguito al mondo. La stessa che gli ha permesso oggi di incontrarsi e condividere un percorso di gioco che forse potrà diventare anche una nuova amicizia.
Lucio viene da Fasano ma ormai da quattro anni vive a Monopoli, dove studia Scienze motorie proprio per fare dello sport anche la sua professione.
Raimi invece è nato in Benin ed è arrivato a Monopoli nel 2015 e da quel momento si è impegnato in diversi lavori, dall’agricoltura alla panetteria, fino a quello attuale in un laboratorio di analisi.
Più di 5000 chilometri di distanza tra il campetto di cemento dell’oratorio di Fasano in cui Lucio ha trascorso insieme ai suoi coetanei pomeriggi interminabili di corse, calci a un pallone, ferite e risate, e il campo in cui ha iniziato a giocare Raimi ispirato dalla voglia di diventare un grande giocatore come Jai-Jai Okocha – l’ex-centrocampista nigeriano inserito da Pelé all’interno della FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi della storia del calcio.
«Quando si condivide uno spogliatoio, il tempo nel campo da gioco, nasce per forza qualcosa di bello» – ci racconta Lucio, alla fine di uno degli allenamenti di Integration League, il progetto promosso da Lega Pro con il supporto di Project School e UNHCR Italia.
«Stare insieme e condividere sono due parole importanti, in questi giorni di allenamento abbiamo avuto a che fare con ragazzi che vengono da diverse parti del mondo ed è bello perché abbiamo diverse culture, diversi modi di pensare, tutto diverso. Ma poi si va in mezzo al campo e si parla una sola lingua, quella del calcio».
«Siamo tutti insieme, felici di giocare. E’ questo ciò che mi piace», sono le parole di Raimi per raccontare l’emozione di far parte di questa nuova squadra, opportunità che ha scoperto grazie a un amico.
Le scelte di vita e di viaggio di Lucio e Raimi nascono dalla stessa voglia di avere qualcosa di più, di poter studiare e costruirsi un futuro per Lucio, di avere una vita dignitosa per se stessi e la famiglia per Raimi.
Per lui ovviamente il viaggio è stato più lungo, ha attraversato il Niger, l’Algeria, il deserto, la Libia per poi arrivare a Lampedusa dopo quattro giorni in mare e da li raggiungere la Puglia.
E forse l’inizio della vita in Italia è di per se un nuovo viaggio fatto di studio, di impegno, di immersione in una cultura nuova in cui la differenza la fanno le occasioni di scambio reciproco, quelle in cui è possibile portare il proprio valore e non fermarsi solo a ricevere. Proprio come succede in campo, dove ognuno porta il suo contributo e il gioco funziona solo se ci si muove in squadra. Non è forse anche questo il senso della parola integrazione?
«Integration League racchiude tutto ciò che il calcio può dare. Questo sport ha un potere che a volte sottovalutiamo pensando solo all’aspetto economico, ma il calcio vero si riscopre in queste manifestazioni – conclude Lucio. – Mi aspetto che il messaggio fondamentale, quello del calcio, dello stare insieme, che davvero siamo tutti uguali, venga preso in considerazione. Grazie al calcio questo si può fare».
Il 5 luglio del 1994, agli ottavi di finale dei Mondiali, Italia-Nigeria si concluse 2-1 al 102’ con un rigore di Baggio dopo una partita combattuta in cui l’Italia era data ormai per sconfitta e che probabilmente in molti ancora ricordano.
Chissà se quel giorno Lucio e Raimi avrebbero mai immaginato che anni dopo non sarebbero stati più ai lati opposti del campo ma avrebbero vestito la stessa maglia giocando non per un mondiale ma per un obiettivo ancora più importante.