La Responsabilità Sociale d’Impresa o CSR (Corporate Social Responsibility) è definita dalla Commissione Europea nel Libro Verde sulla CSR del 2001, come
“l’integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici, ma anche andare al di là investendo di più nel capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate”
Nel 2011 la Commissione europea ha pubblicato la Comunicazione “Una strategia rinnovata dell’UE per la Responsabilità Sociale d’Impresa 2011-2014”, ed ha proposto nella nuova formula la responsabilità sociale intesa come “la responsabilità delle imprese per gli impatti che hanno sulla società”.
Nella Norma Internazionale UNI ISO 26000 (edizione novembre 2010) la responsabilità sociale è definita come
“La responsabilità da parte di un’organizzazione nei confronti delle conseguenze delle proprie decisioni e attività sulla società e sull’ambiente, attraverso un comportamento etico e trasparente che:
• contribuisce allo sviluppo sostenibile, inclusi la salute e il benessere della società;
• tiene in conto le aspettative delle parti interessate;
• è conforme alle leggi applicabili e in accordo alle norme internazionali di comportamento;
• è integrata in tutta l’organizzazione e praticata nelle sue relazioni”
Sotto il profilo della riflessione teorica, la Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica si è soffermata in varie occasioni sul tema della responsabilità dell’imprenditore, a cominciare dalla Rerum Novarum del 1891 di Leone XIII fino alla più recente lettera enciclica Caritas in Veritate scritta nel 2009 dall’allora Sommo Pontefice Benedetto XVI. Questa lettera, che rappresenta un significativo riconoscimento dell’importanza di uno sviluppo sostenibile anche in chiave solidaristica e che denuncia già nei primi paragrafi la negatività di un agire improntato prettamente al profitto al paragrafo 40 recita: “si sta dilatando la consapevolezza circa la necessità di una più ampia “responsabilità sociale” dell’impresa. Anche se le impostazioni etiche che guidano oggi il dibattito sulla responsabilità sociale dell’impresa non sono tutte accettabili secondo la prospettiva della dottrina sociale della Chiesa, è un fatto che si va sempre più diffondendo il convincimento in base al quale la gestione dell’impresa non può tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa, ma deve anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa: i lavoratori, i clienti, i fornitori dei vari fattori di produzione, la comunità di riferimento. Negli ultimi anni si è notata la crescita di una classe cosmopolita di manager, che spesso rispondono solo alle indicazioni degli azionisti di riferimento costituiti in genere da fondi anonimi che stabiliscono di fatto i loro compensi. Anche oggi tuttavia vi sono molti manager che con analisi lungimirante si rendono sempre più conto dei profondi legami che la loro impresa ha con il territorio, o con i territori, in cui opera”.